C’era una volta il concertone, quando si faceva per la piazza e non per la televisione.
Non è, come potrebbe sembrare, l’inizio di una filastrocca di Gianni Rodari. Forse lo chiamerei fastidio, sicuramente inquietudine. Un grande controllo dall’alto, un 1984 ben celato, forse perché qualche anno dopo passa più facilmente inosservato. C’è la par condicio, dicevano, non si può parlare di politica. E allora un cantante molto intelligente ha parlato di colori. Di un tot di bianco, poco rosso e tanto, troppo verde.
Poi lo stesso cantante intelligente stava iniziando a cantare una canzone fuori programma. Ma era fuori programma e per le logiche televisive non andava bene. E’ stato acclamato e richiamato dalla piazza. Ma a loro non andava bene. Il presentatore era visibilmente imbarazzato, ha chiamato di nuovo il cantante per un saluto. Ma a noi, alla piazza, non poteva andare bene.
Non poteva andare bene un concerto del primo maggio in cui si è cantato e parlato di tutto, tranne che del primo maggio.
Viva l’Italia, l’Italia che resiste, cantava quello. E dava quasi l’impressione che fosse rivoluzione.
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