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Archive for Maggio 2011

Ei fu. Siccome ignobile,

dato un altro raggiro,

stette su la soglia debole

pensando ad un ritiro,

così percossa, attonita,

la terra al nunzio sta,

festosa pensando all’ultimo

voto dell’uom fatale;

né sa quando una simile

croce di man mortale

la sua ostinata scheda

ad approvar verrà.

 

Basta così. Non ho voglia di parafrasare tutto il Manzoni. In fondo, è evidente.

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Apologie

Da quanto mi hanno detto, in Italia, che poi sarebbe lo stato in cui vivo, l’apologia del fascismo è un reato, per i motivi storici vari ed eventuali che sappiamo o dovremmo sapere.

L’art. I di tale legge 20 giugno 1952 n.645 dice che:

“Ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.”

Soffermiamoci sulla parte in grassetto: “rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti”. Ciò significa anche esaltazione di determinate immagini di quegli esponenti.

Accadde, poco tempo fa, che mi ritrovai a passare per la Piazza dei Cinquecento, antistante la stazione Termini di Roma. E accadde, d’improvviso, che mi ritrovai davanti una sorta di gigantesca campana verde, come quelle per la raccolta del vetro, aperta davanti e sovrastata da una testa glabra. Mio Dio, pensai, è lui: siamo tornati agli anni ’30, allora era vero che Alemanno…

Poi accadde, un po’ meno d’improvviso, che guardai meglio, scrutai, lessi la targhetta: Giovanni Paolo II di Oliviero Rinaldi. Rimasi un attimo interdetta: un qui pro quo.

Poi guardai meglio: no, non mi incantate con questa storia. Il problema, ora,  è un altro: cosa fare dello scultore: multarlo? Arrestarlo? Io penso che si potrebbe vedere il lato positivo della faccenda; in fondo il Rinaldi ha avuto il merito di incentivare la raccolta differenziata a Roma, potrebbe diventare assessore alle politiche ecologiche.

 

Non ho cuore di inserire una foto in queste mie pagine eleganti, ma se proprio ci tenete, ecco qui un book fotografico del Corriere della sera: http://roma.corriere.it/gallery/roma/05-2011/statua-papa/1/statua-papa-beato_c021138c-818e-11e0-ab0f-f30ae62858c8.shtml#5

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Ballottaggi

Meno male che c’è la fu Rainews 24: è illuminante a colazione. Volevo scrivere d’altro, ma poi ci sono cose che si conquistano un’attenzione tutta speciale. Come il discorso di capodanno del capo dello Stato. Ma sì, quello di ieri; il presidente ha parlato alla sua Italia a reti unificate, come ogni anno, la sera del 31 dicembre. Ha detto cose bizzarre, in realtà, per questo ne vorrei parlare.

Come, ieri non era il 31 dicembre?

Ah.

E quindi quello non era il discorso a reti unificate di Napolitano?

Ah.

Un momento, mi state dicendo che quello non era nemmeno Napolitano?

Ah.

Infatti mi sembrava un po’ cambiato. Allora credo che a questo punto non ci sia nulla da dire.

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C’era una volta il concertone, quando si faceva per la piazza e non per la televisione.

Non è, come potrebbe sembrare, l’inizio di una filastrocca di Gianni Rodari. Forse lo chiamerei fastidio, sicuramente inquietudine. Un grande controllo dall’alto, un 1984 ben celato, forse perché qualche anno dopo passa più facilmente inosservato. C’è la par condicio, dicevano, non si può parlare di politica. E allora un cantante molto intelligente ha parlato di colori. Di un tot di bianco, poco rosso e tanto, troppo verde.

Poi lo stesso cantante intelligente stava iniziando a cantare una canzone fuori programma. Ma era fuori programma e per le logiche televisive non andava bene. E’ stato acclamato e richiamato dalla piazza. Ma a loro non andava bene. Il presentatore era visibilmente imbarazzato, ha chiamato di nuovo il cantante per un saluto. Ma a noi, alla piazza, non poteva andare bene.

Non poteva andare bene un concerto del primo maggio in cui si è cantato e parlato di tutto, tranne che del primo maggio.

Viva l’Italia, l’Italia che resiste, cantava quello. E dava quasi l’impressione che fosse rivoluzione.

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